venerdì 28 febbraio 2014

Tidying up

È questo che facciamo noi narratori: 
ristabiliamo 
l'ordine con l'immaginazione

Walt Disney da Saving Mr. Banks (2014)

Il 20 Febbraio scorso è uscito nelle sale Saving Mr. Banks, "la straordinaria storia mai raccontata della nascita del classico Disney per il grande schermo, "Mary Poppins", e del difficile rapporto che il leggendario Walt Disney ebbe con la scrittrice P.L. Travers...", come si legge sulla pagina ufficiale italiana del film.

Al di là della pregevole fattura della pellicola, con un cast di attori eccezionale, di grande esperienza e altissima qualità (professionale, ma - credo - dotati anche di senso civico e di responsabilità etica legati al loro status), mi ha colpito il bisogno estremamente attuale di parlare di fiabe, di raccontare una storia a suo modo di guerra e di amore, intensa nel tematizzare la crisi di un uomo che aveva tutto e vendeva sogni, ma forse non vi credeva abbastanza. O aveva smesso di crederci.

Solo scavando nei suoi ricordi di infanzia, Walt Disney recuperò la disarmante problematicità di una storia che, se trattata alla stregua di un'operazione di business, avrebbe corso il rischio di perdere la sua costituzionale magia, quella magia che, invece, ancora oggi risulta l'elemento vincente sia del film originale che delle nostre giornate a testa in su... 

Mary Poppins, la donna scesa dal cielo con un ombrello e una borsa capace di contenere tutti i sorrisi, i dilemmi e le lacrime di Jane e Michael, rappresenta in fondo la tata che ognuno di noi vorrebbe quando la realtà sotto i nostri occhi si fa d'improvviso grigia, triste, avvolta in una coltre di fitta nebbia e il mondo perde i suoi contorni naturali, le forme e i colori su cui abbiamo imparato a contare da bambini.

Mary Poppins li rispolvera e li ricorda, avvia la musica e ci consegna la sua lezione più bella: dovrà andarsene quando cambia il vento, ma non ci lascerà, non prima, almeno, di averci affidato al bambino che custodiamo dentro.

Con un atto di fede (magia?), che è un atto di fiducia verso noi stessi e verso la Vita, anche il nostro aquilone si alzerà in volo, e l'ordine straordinario sarà ripristinato.


Giovanna Jacqueline C.

giovedì 20 febbraio 2014

Pli come plié

Pli come plié, da pronunciare labbra contro labbra, la lingua appena sopra le gengive, vibrazione nell'indugio, prima di abbandonarsi all'indietro, rompendo così gli schemi appena eseguiti. 


Libertà compresa nel prezzo di listino, indefinibile se non in rapporto alla regola, che altro non è se non un'emergenza, una piega, la maniera inconfondibile con cui il peso poggia a terra prima di sollevare il corpo verso il cielo, nella temporanea conquista di inediti metri quadri alla vita.

www.zapatillaspunta.blogspot.com

Ho scoperto questo blog lavorando, ieri sera, mentre ero intenta a far ordine nel film muto delle ultime due settimane, tredici piccoli giorni spesi a dipanare quel filo rosa che da bambina la mamma mi annodava sui fianchi, come un abbraccio da conservare fino al suo ritorno, come un ostaggio che baratteresti solo con l'originale... 




In quel filo non so più quante volte sono caduta e ho intrappolato le mani, cercando ostinatamente l'uno o l'altro capo, per liberarmene una volta per tutte. E invece NO, era proprio questo il problema: il filo è il tratto che a ogni passo lasciamo, ovvero tracciamo e un istante dopo abbandoniamo, proiettati già sull'ignoto, il regno dove tutto è possibile e le colline sono dune di plissé. 


Il gomitolo rimane ancora oggi, per la sottoscritta, un aggrovigliato confuso di luci e ombre, ma c'è una novità. 
In quanto materia vibrante, carica di energia potenziale, noi possiamo metterla in movimento, farla circolare, danzar...la.


Giovanna Jacqueline C.

lunedì 3 febbraio 2014

Etichette




I nomi sono importanti, le etichette non sempre.


Due persone, X e Y, con i loro traguardi in costruzione, nella destra il peso della ragione e a sinistra la gabbia aperta del cuore. Alle loro spalle un fagotto di aspettative gettate alla rinfusa, tra una lista di 'non-dimenticare' e le matite sbucciate sul fianco, tanta rabbia ma anche tanta voglia di fare. 


Una panchina che è un porto, X si siede, si appoggia, a volte Y si lascia persino cadere, un attimo, poi si alza e raggiunge sbadatamente la folla, nel trambusto felpato di un mondo in decostruzione. Cercano entrambi, in fondo, un appunto, la nota stonata, una domanda che riveli l'inclinazione, la voce tremula di un orizzonte al posto della colonna dei pregi VS difetti.

"Il mondo non è diviso in buoni e cattivi 
annotano X e Y nei loro diari di bordo

Capita di rimanere impigliati nel mezzo e sentire come un senso di libertà che rinfranca. 
Non siamo perfetti forse neppure vogliamo un amore al riparo dal vento."


Si sono incontrati, quasi un miracolo tra miliardi di persone; a naso per giorni hanno scritto l'uno dell'altra, macinando chilometri di strade a furia di 0 e di 1; occhi negli occhi hanno solcato cieli e scalato montagne, eppure dell'altro l'una è ancora digiuna: sa com'è Y quando si arrabbia o è triste, conosce a memoria le sue playlist feriali e festive, può quasi imitarne lo sbuffo in un lunedì di cerniera tra il pranzo della domenica (lento e armonioso) e il panino del lunedì (veloce e ingessato).

E, tuttavia, se chiedete a X di definire il suo stato attuale, lei sorriderà, farà un mezzo inchino e con l'aria solenne riservata alle secrete cose vi risponderà gelosamente: 

innamorata






 Giovanna Jacqueline C.