lunedì 28 aprile 2014

Cuori meccanici


Non scrivo spesso sul blog ultimamente. 
In realtà ho scritto un post la scorsa settimana dopo dieci giorni di all white nella testa e sullo screen del pc, ma non perché non ne abbia avuto il tempo oppure sia in vacanza la moglie (del tempo, ovvero la voglia...). 


Non scrivo perché ho percorso innumerevoli stanze, assorta e piena di Lei, di quella strana espressione che la prima volta che l'ho sentita pronunciare nemmeno la riconoscevo, così sintetica e dura, eloquentemente sincera, concisa quasi fosse stata scritta in codice binario. La seconda volta che l'ho incrociata in un soffio di vento caldo è andata forse peggio, ho sentito la paura penetrare nelle ossa e nel naso, un misto di soggezione e impertinenza, senza quella nota di stupito rossore che di solito fa presagire l'innamoramento.
L'ho dovuta ripetere centinaia e migliaia di volte, sottovoce, clandestina nel silenzio ingombrante di un pensiero divenuto ossessione, scandirla per abituarmi a quel suo suono cittadino, acre, saccente. 

Non è stato affatto un colpo di fulmine, eppure è (stato) Amore. 

Sì, l'Amore quello che sbaraglia le ore e investe le parole, che fa balbettare di fronte a una porta socchiusa, indecisi se spingersi dentro o restarne fuori, quello che ti concede solo un'unica, improrogabile occasione, ma poi filtra dalla finestra alle prime luci del giorno e quando tu, per orgoglio o cocciuto timore, non lo lasci entrare, resta lì a battere la melodia del tuo cuore, in attesa che ritorni. Quel tipo di Amore che aspetta paziente e indaffarato, fermo in cammino, giacché non tutti i passi si possono contare né tutte le chiamate udire. 

Definitela vocazione o forse dono, io in Lei ho trovato la mia essenza - che fa banalmente rima con presenza e pure con assenza - assieme a un'assunzione di rischio pragmatica e alla leggerezza di cui solo le scelte sono capaci. 


Ed oggi mi presento... 


Questa sono io da quando ho smesso di credere al "mai per sempre": 
Project Manager tra creatività e ingegneria!


Giovanna Jacqueline C.

giovedì 24 aprile 2014

Mercoledì di donne belle e sincere, di ballerine, di perle e di candele



Mercoledì di donne belle e sincere, trasparenti come l'acqua incastonata in un ciondolo, bagnate dal sole e baciate da un destino ombreggiato di luci.

Sono le amiche che non ho mai desiderato incrociare, perché credevo esistessero solo nei film, folli e femminili al contempo, capaci di sfornare biscotti e un attimo dopo uscire per strada a sognare su improbabili tacchi a spillo, capaci di commuoversi di fronte al tramonto annunciato e tuttavia restare salde al timone quando la tempesta ormonale è in agguato.

Lisa Verrastro, autrice del blog Lismary's Cottage - dove troverai sempre una cioccolata calda o un tè ad aspettarti, sì, proprio TE - una settimana fa mi ha chiesto di partecipare a questo gioco: scrivere una o più poesie, proprie o altrui, e chiedere a 5 blogger di fare altrettanto. Confesso di non amare questo genere di iniziative, ma a Lisa non potevo dire di no ed, inoltre, sono curiosa di vedere come se la caveranno le amiche a cui accennavo prima.

Cinque donne diverse per indole, scelte professionali e orientamenti cromatici, ma ognuna a suo modo poetica, ovvero:

Valentina Apolloni del blog Petit Bienetre
Tiziana Zanchi di In Cucina da Nonna Titti
Silvia Fagni con la "sua" Our American Life
Erika Firenzuoli del blog Candy Tales
Barbara Mugnai del blog Mugitaly


Infine, doverosamente, la mia poesia preferita, non perché la più bella o ben fatta, anzi, tutto il contrario, imperfetta e acerba come la fanciulla che la scrisse con la spavalderia dei ventanni verdeggianti e pieni di stupore (sì, insomma, lo stupore di oggi solo con qualche ruga di espressione in meno, nda.).


Jacqueline Kennedy

Si tratta di un testo a cui sono particolarmente legata perché racchiude quel che so di (non) sapere della Vita, il motivo che dà sostanza ai miei passi, la melodia per cui sono disposta a 'cadere'. E danzare.

Ognuna assecondando forma e dimensione
rotolando sul pavimento
le piccole pattinatrici
disegnano
cerchi silenziose.
Allora ha inizio l'operazione
lenta e delicata
di chi prova a dare un senso
alla sua vita:
con pazienza, lucida giocosità
inserisce a una a una le perle
nel filo
cercando la combinazione originale
che ristabilisca
l'ordine infranto.
Certo,
non è detto che la trovi
scire ne fas
ma prezioso il fermaglio di
colui che si lascia inondare
dalla luce
perlacea
dell'aurora.


Giovanna Jacqueline C.

martedì 1 aprile 2014

Hanami o della felicità possibile

Ben oltre le idee di giusto o sbagliato 
c’è un campo. 
Ti aspetterò laggiù


Una strada che pulsa sotto i tuoi piedi. L'hai rincorsa e acciuffata e poi ripersa così tante volte che adesso non sembra più essere vera, quasi una chimera, un'ossessione, la più inutile delle bugie. 

Molti hanno tentato prima di te e ancora di più crederanno di essere in viaggio, useranno le stesse parole che sovente hai forgiato anche tu, attingendo alla poesia di un tramonto sui dolci umori autunnali, e - inevitabilmente - sarà un déjà vu, a cui tuttavia mancano matrice e originale.

Perché la matrice è insita in noi, negli occhi vergini che, soli, possono dare sostanza alla vita, mentre l'originale, più prosaicamente, non c'è. Esiste un tempo ed esiste un luogo, il resto accade: folata di vento, profumo, colore nuovo.

Di nuovo hanami, o della felicità possibile.






 Giovanna Jacqueline C.