venerdì 30 gennaio 2015

I giorni della merla


Freddo e non sentirlo. Tutta colpa della felicità...



È in giornate come queste, sotto una pioggia incessante e uggiosa, senza ombrello ma avvolta nel mio adorato impermeabile stampato a pied-de-poule, con la testa inanellata di impegni, le punte dei piedi gelate, a un soffio dal mese più sovversivo dell'anno, che mi sento razionalmente fortunata. Perché motivi sono più di uno e meno di cinque: la mia famiglia, gli amici veri, un lavoro che chiede tanto e ripaga, la versione migliore della me arrivata fin qui.

Fuori imperversa un tempo da lupi, eppure da ieri si susseguono - inaspettati - momenti di felicità estemporanea, di quella che proteggi in una provetta di vetro, sotto chiave, che poi sceglie lei quando arrivare, con tempi e modalità per cui sarebbe impensabile essere pronti. Si stappa e accade, come una bottiglia, come il primo rintocco del nuovo anno, l'istante esatto in cui la cioccolata diviene fondente, l'acqua bolle e le parole abdicano a un bacio.

Un messaggio ha fatto l'happy hour ed ecco l'occasione per ordinare lo spritz con cannella, poi subito a questo associare un ricordo fragrante e profumato di buono, fatto di minuti rubati al tempo e di cure che si fanno - dal tempo - perdonare.


Puntuale, anche oggi, alla Vita, un pizzico in ritardo sulla tabella di marcia.


Giovanna Jacqueline C.

martedì 20 gennaio 2015

Un'ora sola ti vorrei

Sessanta minuti esatti per staccare da tutto, tranne dai propri batticuori, 
che sono tanti in un giorno, che a volte anche la testa fa fatica a registrare...

Sessanta innocue porzioni di orologio che non fanno ingrassare, ma nutrono a perfezione la parte fanciulla nascosta in ognuno di noi, la noia che è direttamente proporzionale all'invenzione e lo è indirettamente all'attesa, il tempo vuoto che si fa pian piano spazio, il silenzio, quella zona franca che d'improvviso comincia a raccontare:

"C'era una volta una danza ed - ecco - c'è ancora... "


Sì, perché in fondo quando stai bene nella tua pelle stesa al sole, quando il sale guarisce le ferite e le idee prendono corpo agli angoli più distratti del cuore, quando l'unico senso ammesso del dovere coincide con la voglia di ricominciare a contare da capo, di imparare, allora ogni giorno porta con sé l'ebrezza contagiosa di una nuova coreografia da testare.

La Vita come la danza, un movimento che desideri e che desiderando crei, che studi, provi e non ti stanchi mai di migliorare. 

E cambiare. 

Giacché se tutto scorre e l'uomo è per sua definizione mobile, non cambia invece quel senso di liberazione profonda che la cura di sé, la disciplina e la possibilità di sbagliare rendono concretamente esperibile nelle giornate normali, fitte di impegni ma anche di contrattempi blu, di rumors, faccende, emergenze e le mille divagazioni del caso. 



Un'ora sola {...} vorrei e mi ritaglio, un appuntamento intimo e personale per rinnovare le promesse di amore verso di me che - sole - mi permettono di amare gli altri, la mia famiglia, gli amici, il lavoro, persino le commissioni urgenti.

Poi arrivi tu. 

Io ho appena finito di ballare, immersa nel buio, la playlist del tempo delle mele. Ti guardo mentre osservi la scena tra il perplesso e il divertito e basta questo a riconnettermi a te, al nostro mondo. 

Perché alla fine sono felice quando ballo da sola, 

...ma l'amore è meglio quando c'è! 

Photo Courtesy: Catalina Alvarez Photography

Giovanna Jacqueline C.

mercoledì 7 gennaio 2015

Giorni felpati

Sono stati giorni felpati, full immersion di pasta sfoglia, di musica classica e spezie, la mia casa un porto di mare circondato dal verde, ma nel cuore il timone è rimasto ben fermo, stabile, ostinato, fedele alla rotta. 

Pain perdu



Stiamo viaggiando, lasciando dietro ogni tratto una scia, una storia che 
sarà dolce ricordare da sobri, nella sala illuminata dal fuoco, su poltroncine di pelle marron glacé, una di fianco all'altra davanti al camino in pietra serena.

Serendipity...


...ma ora no, c'è tutto il secondo tempo da scrivere, la casa da ristrutturare, ebbri di progetti e domande e destino, alla ricerca di un altro anno che chiede coraggio e attenzioni, che si disfa sotto il nostro passo azzardato, beffardo delle certezze comuni, un anno che indietreggia mentre si profila un cammino.


Ed è tempo di candele e guance rosse, l'atto primo di un'antica cantilena, come una ninna nanna tremula, ascoltata sotto la pergola di foglie di fico nelle roventi estati maremmane, quando ogni anima naturale e umana dormiva tranne tu.

- Che male c'è - 
mi esortavi...

Che male c'è, oggi rispondo


Giovanna Jacqueline C.