Toglietemi tutto, ma non gli inizi di un nuovo giorno
Adoro le lenzuola riscaldate dai corpi dopo una notte sotto coperta.
Adoro quella differenza di calore che risale dai piedi, appena li poggi a terra.
Adoro sentirmi custode di un mondo tutto mio, l'Alice della situazione, che non impara mai dagli errori.
Ricordo la vestaglia della mamma, rossa e con le gale, nata prima di me ventinove inverni fa, ogni qual volta, con gli occhi ancora vinti dal sonno, recupero la mia veste da camera a quadri neri e gialli, i bottoni biondo miele e la passamaneria semplice ed elegante che ne profila le fattezze francesi.
Un caledoscopio di colori e luci soffuse,
l'abat jour,
il sole che filtra dalle persiane socchiuse,
la tenda in trasparenza e
l'appetito pungente,
il caffè...
Percorrere in un silenzio incantato il primo metro quadro di vita a occhi aperti, scricchiolare i mignoli sul pavimento di marmo, risalire con il pensiero alle gambe legnose per la posizione supina (così naturale, così indifesa...), sfiorarsi la pancia e sentirsi piena, ma di spazio, di terra vergine pronta a lasciarsi calpestare di emozioni, sono piaceri di un risveglio che non smette di sorprenderci per la gratuità del suo darsi.
Oggi sono qui.
Tazza di latte caldo di soia, raccontarsi i sogni e costruirne a quattro mani il proseguo, giocare a essere Freud senza prendersi già troppo sul serio - che il giorno è lungo e capiterà di dover sforzare un sorriso - e lentamente occuparSi.
Oggi sono io.
Sulla porta di casa, in bilico tra restare (un attimo ancora) e partire, un trillo, il messaggio di un'amica speciale, invisibile ed essenziale, una principessa parigina di quelle che raramente incontri in un'esistenza intera ti saluta e ti riporta nel Tempo. Ora.
Buongiorno 'a cuore scalzo', mes amis!
Giovanna Jacqueline C.
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