"Gli incontri più importanti sono già combinati dalle anime
prima che i corpi si vedano.
prima che i corpi si vedano.
Generalmente essi avvengono quando arriviamo a un limite.
Quando abbiamo bisogno di morire e rinascere emotivamente."
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Questo senz'altro vale per quella telefonata stizzita, ricevuta una notte di settembre di un anno e mezzo fa, dopo una torrida estate. Dall'altra parte del mondo lei, l'amica con cui ho scritto le pagine più belle tra una lezione di greco e le assenze del professore di filosofia. La sua voce è un susseguirsi di secchi e martellanti rimproveri, di pause che sono aree grigie (in grafologia vengono definite così le aree in cui lo spazio grafico è sporcato dal tratto e dunque il bianco non emerge, ma appare, appunto, grigiastro, nda.) e di silenzi che sono, per definizione, "assenza di ogni forma di rumore, di suono o di voce". Lo ricordo come fosse ieri.
Ero arrivata ad un limite e a quel punto estremo da me, eccola, 'capita' lei. La mia migliore amica era lì, puntuale ma in fondo mai partita davvero, pronta di nuovo a incontrarmi.
Adesso so che avevo bisogno della sua forma di esistenza lieve e speciale (intelligente, idealista, armoniosa) per scrollarmi di dosso il dolore e lasciare che il tempo solcasse il mio viso, dando corporeità ai sogni della nostra primavera.
Ieri ci siamo scambiate questo:
Montelupo, ore 11.40 - Io a lei
Paris, ore 17.40 - Lei a me
Giovanna Jacqueline C.
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