lunedì 17 marzo 2014

Prima Vere, la prima cosa vera.


"Gli incontri più importanti sono già combinati dalle anime 
prima che i corpi si vedano. 
Generalmente essi avvengono quando arriviamo a un limite. 
Quando abbiamo bisogno di morire e rinascere emotivamente."


Questo posso con sicurezza affermare di ogni incontro che ha lasciato un odore indelebile sulla pelle, confondendosi con il colore del sangue, il profumo dell'erba appena tagliata, le fragranti note del pane caldo e del mare, entrambi a loro modo avvolgenti e di cui non mi stanco mai...





Questo senz'altro vale per quella telefonata stizzita, ricevuta una notte di settembre di un anno e mezzo fa, dopo una torrida estate. Dall'altra parte del mondo lei, l'amica con cui ho scritto le pagine più belle tra una lezione di greco e le assenze del professore di filosofia. La sua voce è un susseguirsi di secchi e martellanti rimproveri, di pause che sono aree grigie (in grafologia vengono definite così le aree in cui lo spazio grafico è sporcato dal tratto e dunque il bianco non emerge, ma appare, appunto, grigiastro, nda.) e di silenzi che sono, per definizione, "assenza di ogni forma di rumore, di suono o di voce". Lo ricordo come fosse ieri.

Ero arrivata ad un limite e a quel punto estremo da me, eccola, 'capita' lei. La mia migliore amica era lì, puntuale ma in fondo mai partita davvero, pronta di nuovo a incontrarmi. 

Adesso so che avevo bisogno della sua forma di esistenza lieve e speciale (intelligente, idealista, armoniosa) per scrollarmi di dosso il dolore e lasciare che il tempo solcasse il mio viso, dando corporeità ai sogni della nostra primavera.


Ieri ci siamo scambiate questo:

Montelupo, ore 11.40 - Io a lei


Paris, ore 17.40 - Lei a me


Giovanna Jacqueline C.

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