lunedì 16 febbraio 2015

Losanghe

...di tempo che si cuciono addosso in un pomeriggio di amore urbano, tra un fantoccio di Carnevale che brucia, il basco di tweed scozzese dimenticato al gancio porta abiti sopra al tavolino del nuovo locale (ricavato da un'ex farmacia ottocentesca, nda.) e la libreria "di lavoro" aperta al nostro fianco. 

E io che cammino accanto a te, che lascio andare i pensieri e i capelli morbidamente ondulati per la troppa pioggia caduta questo Inverno, stretta nel mio cappotto nero con il collo a signora; trepidante e felice, essenzialmente leggera, libera, capace di tenere il passo e ritmarlo.

Firenze, Piazza della Repubblica

Poco importa se sono solo scampoli di eterno rubati al tempo irrequieto del mondo, se siamo qui ma anche altrove, presenti a noi stessi e un po' refrattari a coinvolgerci nel ballo senza maschera che chiede il conto.


Ai nostri giochi noi teniamo come a geometrie emozionali, perfette e non perfettibili, autoportanti ed evidenti per sé, inspiegabili secondo le logiche tradizionali del senso.


Che poi alle tradizioni non è vero che non siamo attaccati, forse lo siamo anche più di quanto l'età anagrafica e il trend nazionale ci indicherebbero, mal rappresentati in indici che sono costruiti su casistica e non su casualità. 

Più semplicemente, mentre fuori continuano le raffiche di vento, qui la storia accade ed è vestita di bianco, con linee di fuga nere: 0 e 1, un codice che è {un} binario.

A losanghe, quando vogliamo festeggiare...


Giovanna Jacqueline C.

Nessun commento:

Posta un commento