giovedì 30 ottobre 2014

Eppure c'è


Chi mi conosce personalmente sa che il mio lavoro è fatto di ricerca, studio ed emozione, per offrire ai miei clienti modi di fare comunicazione che sono, in fondo, modus essendi e modus vivendi, cuciti addosso alla persona a partire dal ruolo centrale riconosciuto in ogni evento - privato e/o aziendale - che sia una campagna pubblicitaria, un wedding party o qualsiasi altra iniziativa culturale volta a valorizzare l'umano nell'uomo (e nel nostro mondo più o meno poeticamente connesso ♥).


Mi occupo tutti i giorni di brand noti e meno noti, curo l'immagine e l'agenda di artisti e artigiani, nel tentativo spassionato di dare una forma tangibile all'idea dietro la loro opera, perché sia comprensibile e il più accessibile possibile il messaggio di bellezza e vita che li anima. 

Lo faccio nella convinzione che "non si può non comunicare", lezione n. 0 del corso di Laurea in Media e Giornalismo, che ho davvero compreso solo dopo aver frequentato il Master in Autismo e DPS e, soprattutto, i tre mesi di stage presso una delle strutture della Fondazione Opera Santa Rita di Prato, la quale, tra le altre attività, si occupa di bambini e adulti autistici. 
Adesso, tra un briefing a Bologna e il tour delle boutique per la presentazione di un nuovo progetto di stile, metà del mio tempo è dedicato ai bambini con problemi di disgrafia e collocazione di sé e della propria identità nello spazio e nel tempo, oltre ad altri progetti che esulano però dal tema di questo post.
L'autismo, perciò, non c'è, non rientrando nelle mie competenze dirette in quanto né educatrice né psicologa o psichiatra, eppure c'è come limite e possibilità di una comunicazione diversa, alternativa e aumentativa. Che sia un mezzo di luce. 

Il bambino che parlava con la luce
di Maurizio Arduino

ed. Giulio Einaudi Editore



Giovanna Jacqueline C.

lunedì 27 ottobre 2014

La cresta dell'onda

"Ora mi siedo e scrivo
un discorso semplice 
in cui ti comunico
come tutto questo è iniziato 
e come non riesco ancora
a cacciare dalla testa 
il fragore del mare"


Hado è una parola giapponese che significa "cresta dell'onda". 
Indica la vibrazione energetica estremamente sottile all'origine della creazione. 

Il dottor Masaru Emoto, scienziato e ricercatore giapponese, grazie all'utilizzo della M.R.A. (Magnetic Resonance Analyzer), ha misurato l'intensità di Hado e ha dimostrato che l'acqua può migliorare le condizioni fisiche delle persone. La sua ricerca si è concentrata, inoltre, sulle immagini dei cristalli di acqua ghiacciata. 


Emoto ha messo a punto una tecnica che ha consentito di fotografare i cristalli ottenuti dal congelamento di acqua sottoposta alle vibrazioni non solo di parole o brani musicali, ma anche di pensieri e stati d’animo, rendendo tangibile l'influsso di questa sottile energia, non visibile all'occhio umano eppure in grado di influenzare la materia.

L’acqua sottoposta alle vibrazioni di parole e pensieri positivi forma dei cristalli bellissimi simili a quelli della neve, l’acqua sottoposta alle vibrazioni di parole e pensieri negativi reagisce creando strutture amorfe e prive di armonia.




L'acqua ci ascolta, dunque, e memorizza sul suo nastro magnetico le vibrazioni dei nostri pensieri e delle emozioni più intime, offrendoci la prospettiva di una bellezza possibile nel linguaggio figurativo dei suoi cristalli.

Così ho capito il mare, quell'acqua che fin dai primi ricordi mi ha conquistata, che ancora oggi mi sorprende incantata come una bambina mentre osserva la madre che si trucca e appunta i lunghi capelli castani, in religiosa ammirazione. Seguendone l'orizzonte con un dito... 

Stare a galla e nuotare, la differenza tra loro si gioca nella leggerezza liberata all'impatto, nella precisione di due corpi a contatto su una superficie mobile, nella loro alleanza spazio-temporale. E quando arrivi lì, ci sei, e puoi sentire chiare le onde del tuo cuore.



Giovanna Jacqueline C.

lunedì 20 ottobre 2014

Let it be: scene da una mostra molto personale

Una serata leggera, sospesa tra due stagioni che non vogliono andare (l'Estate) e arrivare (l'Autunno), quasi a ricordarci che tempus fugit ma non così fugacemente come a volte temiamo e altre, invece, speriamo... 


Ci sono sensazioni e profumi che si imprimono sulla tela e che i nostri sensi riescono ancora ad assaporare, se diamo loro l'occasione di fluttuare liberi da un fiore all'altro, per attingere nutrimento e partecipare, così, alla Vita nel suo farsi, come api zelanti e occupate, ma non in affanno né preoccupate. 

Vi è infatti un senso etico ed economico del cosmo che implica concentrazione e attenzione ed è foriero di bellezza e valore e, tuttavia, non prevede planning su scala annuale o mensile, briefing e report, estenuanti riunioni via Skype, recall, adempimenti. Si svolge, al contrario, tutto indicizzato al presente, sintonizzato su canali di ricezione acutissimi e ampli, che niente lasciano al caso, tranne il loro stesso accadere: un po' come dire, cèntrati e ìntegrati in un sistema di stelle.

Le opere di Massimo Barlettani ci restituiscono proprio questa dimensione trasformativa dell'essere, qui ed ora, per uno scopo che va oltre il senso comune, tangibile, codificato, per aprire la strada a nuove possibili interpretazioni. 

Ognuna altrettanto valida perché (e purché) viva. 





Giovanna Jacqueline C.

mercoledì 15 ottobre 2014

Appena prima che tramonti il sole ...POLLINE


Debuttante questo Autunno di pioggia torrenziale, atteso come si attende l'ora della cena nelle giornate lunghe di inizio settimana, quando ancora è pungente il ricordo fresco delle feste in casa e in bocca è rimasta intatta l'acquolina dei pranzi stufati con le spezie, del caffè servito sul divano in quel salotto dalle cento bignè, dove il passato istruisce il presente, ma poi si sospende, incredulo di fronte all'avvenire.


Debuttante come la prima zuppa di stagione, preparata a quattro mani lungo la linea direttissima Siena - Firenze, in assenza di un treno che fischiando si faccia annunciare: è inaspettata, croccante, porosa come la terra bagnata dal vento delle nostre chiacchiere sotto il temporale, una porta spalancata sul tempo, elegante nel suo soprabito tempestato di noce moscata e cannella.


Vizio le ore affollate di impegni in questo pomeriggio annuvolato, con addosso gli umori intermittenti del giorno, nel traffico metropolitano di una Firenze addormentata, una città che urbana non è, che profuma di contado e di uva maturata al sole, anche se per il sole dovremo aspettare un altro Inverno... 
E saranno Dieci Inverni, come nel film con la colonna sonora di Capossela, mesi di infusi al cedro, senape e confetture di frutta e pomodori verdi. 

I barattoli si alternano, ma non è mai la stessa serie ogni giorno. 

Oggi in trasparenza i colori di una natura che si specchia nei toni vivi dell'uomo. L'uomo in questione è un professionista e un amico, da sabato ufficialmente - anche se lui non ama le parole altisonanti - un artista. A lui va il mio omaggio, a tutti noi l'augurio di una four-season Primavera. 

E miracolo sarà, tra stupor mundi e luce, prima che vada a letto il sole...

POLLINE
Sabato 18 Ottobre 2014
presso Uoll Firenze
18.00 - 21.00





Giovanna Jacqueline C.