giovedì 30 ottobre 2014

Eppure c'è


Chi mi conosce personalmente sa che il mio lavoro è fatto di ricerca, studio ed emozione, per offrire ai miei clienti modi di fare comunicazione che sono, in fondo, modus essendi e modus vivendi, cuciti addosso alla persona a partire dal ruolo centrale riconosciuto in ogni evento - privato e/o aziendale - che sia una campagna pubblicitaria, un wedding party o qualsiasi altra iniziativa culturale volta a valorizzare l'umano nell'uomo (e nel nostro mondo più o meno poeticamente connesso ♥).


Mi occupo tutti i giorni di brand noti e meno noti, curo l'immagine e l'agenda di artisti e artigiani, nel tentativo spassionato di dare una forma tangibile all'idea dietro la loro opera, perché sia comprensibile e il più accessibile possibile il messaggio di bellezza e vita che li anima. 

Lo faccio nella convinzione che "non si può non comunicare", lezione n. 0 del corso di Laurea in Media e Giornalismo, che ho davvero compreso solo dopo aver frequentato il Master in Autismo e DPS e, soprattutto, i tre mesi di stage presso una delle strutture della Fondazione Opera Santa Rita di Prato, la quale, tra le altre attività, si occupa di bambini e adulti autistici. 
Adesso, tra un briefing a Bologna e il tour delle boutique per la presentazione di un nuovo progetto di stile, metà del mio tempo è dedicato ai bambini con problemi di disgrafia e collocazione di sé e della propria identità nello spazio e nel tempo, oltre ad altri progetti che esulano però dal tema di questo post.
L'autismo, perciò, non c'è, non rientrando nelle mie competenze dirette in quanto né educatrice né psicologa o psichiatra, eppure c'è come limite e possibilità di una comunicazione diversa, alternativa e aumentativa. Che sia un mezzo di luce. 

Il bambino che parlava con la luce
di Maurizio Arduino

ed. Giulio Einaudi Editore



Giovanna Jacqueline C.

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