A orbitare intorno a esso, alla distanza di centoquarantanove milioni di chilometri, c'è un piccolo, trascurabilissimo pianeta azzurro–verde, le cui forme di vita, discendenti dalle scimmie, sono così incredibilmente primitive che credono ancora che gli orologi da polso digitali siano un'ottima invenzione." (*)
Massimo Barlettani, L'Uovo della Vita www.massimobarlettani.it |
Uomini nel nostro rapporto di amore/odio con una stella nemmeno tanto grande, uomini che sono puntini e che la luce la conoscono solo per riflesso, finché continuano a ricercare fuori una ricchezza che è pane e come tale lievita in silenzio e al buio, nello spazio-tempo dell'interiorità.
Risposte che arrivano quando la domanda ormai è dimenticata, sepolta sotto liste di commissioni urgenti che al cospetto della maestosità del cielo sono coriandoli di carta sparsi al vento.
Domande che restano immutate, come l'affetto quello vero, come l'istinto di maternità di una donna, il tondo cosmico di un pallone da calciare, la fetta di pane spalmata di nutella, gli anni Ottanta per chi li ha conosciuti, i Novanta per chi non li ha capiti allora e adesso se n'è fatto una ragione.
Perché la vita - e la sua felicità per noi - è in costante cambiamento, una partita da continuare, la valigia aperta sul letto, i capelli arruffati, un bagno di entusiasmo particolare che accompagna tanto l'arrivo quanto la partenza.
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